“Punire i femminicidi e le violenze danneggia l’unità familiare”. La Turchia vara il decreto

Pubblicato da Alessandro Cozzolino. in News

turchia-donne-dirittiRicordo, qualche anno fa, un dibattito politico incentrato sul possibile ingresso o meno della Turchia all’interno della comunità europea. Per alcuni cosa da evitare a priori, per le distanze culturali tra il popolo turco e gli stati europei. Per altri strada da percorrere, perché avrebbe potuto consentire alla Turchia di “occidentalizzarsi” soprattutto nel campo dei diritti.

Ecco appunto, i diritti. Su questo campo si stanno facendo purtroppo importanti passi indietro. L’abbiamo visto all’indomani della ripresa del potere da parte di Erdogan, con carcerazioni ingiustificate per uno stato di diritto, pene sproporzionate e restrizioni pesanti per la popolazione. In queste ore purtroppo una ulteriore marcia indietro, che colpisce la popolazione femminile.

Nel 2021 in Turchia sono state uccise 74 donne per mano di uomini. Numeri drammatici che dovrebbero spingere il presidente Erdogan ad inasprire le norme contro chi si macchia di femminicidio o di abusi che spesso si consumano tra le mura di casa.

Al contrario la Turchia, con un decreto presidenziale varato in piena notte, ha abbandonato la Convenzione di Istanbul del 2011, il primo trattato vincolante per prevenire e combattere la violenza sulle donne. Il protocollo impone ai governi di adottare una legislazione che persegua la violenza domestica e gli abusi, nonché lo stupro coniugale e le mutilazioni genitali femminili.

Ma per l’Akp, il partito al governo,  la Convenzione danneggia l’unità familiare, incoraggia il divorzio e include riferimenti all’uguaglianza che possono essere strumentalizzati dalla comunità Lgbt.

Solo lo scorso 8 marzo il presidente turco aveva condannato «ogni forma di violenza o costrizione, fisica e psicologica» nei confronti delle donne, definendole «crimini contro l’umanità.

In questi giorni, nelle principali città turche sono previste diverse manifestazioni di protesta.

Per la segretaria generale del Consiglio d’Europa Marija Pejcinovic Buric la decisione «è un enorme passo indietro che compromette la protezione delle donne in Turchia, in Europa e anche oltre». La Convenzione, ha aggiunto, «è stata firmata da 34 Stati europei ed è considerata lo standard internazionale per la protezione delle donne dalla violenza che subiscono quotidianamente».

Secondo i dati della piattaforma contro i femminicidi (Kadin Cinayetlerini durduracagiz platformu),  nel 2020 erano morte almeno 300 donne e si erano verificati 171 morti decessi sospetti. Nel 2019 e nel 2018 in Turchia erano stati contati rispettivamente 474 e 440 femminicidi.

In queste situazioni, dobbiamo dircelo francamente, l’Europa manca. Le reazioni, quando ci sono, sono lente, spesso inefficaci e fuori tempo.

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