Il cambiamento non eravamo noi

Pubblicato da Alessandro Cozzolino. in News

cozzolino26La riflessione dell’ex capogruppo dei dem Cozzolino: una Caporetto. Ora il congresso 
“Noi nel point e loro nelle piazze. Coletta aveva la lista giovani e il Pd? Il capolista Tersigni”
 
di MARIANNA VICINANZA
 
Alessandro Cozzolino, nella cerchia degli scontenti del Pd dopo il voto del 5 giugno, il traguardo personale lo ha mancato per un soffio. Ex capogruppo dei democratici, appena 28 voti (esattamente come i suoi anni) che lo separavano dall’entrata in Consiglio e dal terzo eletto, Fabrizio Porcari, con cui lo accumuna la giovane età, una esperienza solida nell’ultima consiliatura e un approccio combattivo in campagna elettorale contro quel centrodestra che aveva tolto il disturbo, sfiduciato dal Pd e Forza Italia, e che si è ripresentato frammentato. Non è bastato per molti di loro ed ora è il momento della riflessione nel punto più basso vissuto dal partito, con un gruppo consiliare falcidiato e una proposta civica che li ha scavalcati. 
 
Cozzolino il vostro partito ha perso quasi cinque punti percentuali e oltre quattromila voti rispetto al 2011. E nonostante un quadro politico che avrebbe dovuto facilitarvi con Provincia, Regione e governo a favore e un centrodestra che si è presentato spaccato. Cosa non ha funzionato?
 
Non siamo stati in grado di rappresentare la voglia di cambiamento che c’era in questa città. Innanzitutto credo che il Pd paghi l’assenza di una campagna elettorale del partito, la maggior parte della campagna è stata affidata ai candidati, ci doveva essere il progetto di una segreteria comunale composta di persone non candidate che lavorassero prettamente in funzione del partito, ma la segreteria è stata poco presente. Il risultato del Pd è derivato solo dalla forza dei candidati al consiglio. Ma c’è da sottolineare che al di là del partito è stata la proposta politica messa in campo che non ha attirato la città. Il Pd ha scontato questo.
 
Non crede che il partito abbia scontato anche la scarsa fiducia generale nei confronti del sistema partito e della politica? 
 
Non credo che sia un problema di sfiducia nei simboli, il calo c’è stato per tutti ma la proposta del Pd avrebbe funzionato se ci fosse stata una proposta politica credibile e candidati che funzionavano in relazione con il progetto. A Milano sono andati al ballottaggio Sala e Parisi che sono espressione dei partiti perché sono proposte politiche che rispondono ad ampie fasce della popolazione. A Roma dopo che il Pd ha sfiduciato il sindaco è poi andato al ballottaggio e volendo guardare all’ambito locale con le dovute proporzioni è quello che è accaduto anche a Priverno. In tanti comuni della provincia ha vinto il Pd e invece proprio a Latina il partito doveva crescere, forte della defezione dei 5stelle. 
 
Dunque ne fa un problema anche di campagna elettorale e di messaggio di rinnovamento, cosa non ha funzionato?
 
La coalizione del centrosinistra non è stata adatta a interpretare il cambiamento e questo si è visto anche in maniera plastica se pensiamo ad esempio che sono venuti Zingaretti al Ruspi, Delrio e Zanda nel point che racchiudeva un numero limitato di persone quando dall’altra parte c’era Salvini in piazza. Il Pd non ha avuto il coraggio di aprirsi alla città. Un altro esempio è Coletta che fa una lista di giovani mentre il Pd mette come capolista Tersigni, non parlo certo di spessore della persona in questo caso ma di scarto generazionale. 
 
Quali sono state invece le responsabilità di Forte?
 
Enrico era il più competente e il più adatto a fare il sindaco e a risolvere i problemi della città. Questo lo ribadisco anche ora ma credo anche che non abbia ispirato il nuovo e si sia circondato da persone che non erano volti nuovi, di una generazione prima della sua, nel Pd c’è stato un salto generazionale all’indietro. Abbiamo fatto una campagna elettorale sottotono e a fari spenti, ripiegando su noi stessi come se al ballottaggio ci fossimo già.
 
Il suo collega di partito e di corrente Carnevale ha detto che Forte ha falsato il risultato delle primarie, che sono stati fatti accordi con elettori che non avevano nulla a che fare con il Pd, che ne pensa?
 
Il regolamento delle primarie consente che possano votare tutti, ho visto anche io ai seggi molte persone che con il Pd non c’entravano nulla ma ho scelto volutamente di non aprire la polemica a suo tempo. Credo sia inutile aprirla adesso. 
 
C’è stata anche una grande polemica interna anche sul voto disgiunto in uscita da Enrico Forte… 
 
Penso che il disgiunto sia fisiologico e c’è sempre stato, non è quello che ti fa perdere o vincere, quello dipende dalla proposta che fai, se l’elettorato lo attrai con il disgiunto hai fatto una proposta politica forte ed quello che è successo cinque anni fa. Se invece hai difficoltà qualcuno vota per i tuoi candidati ma sceglie un altro sindaco. 
 
Si deve discutere di colpe o di cause dopo questa sconfitta?
 
Si deve discutere sicuramente di cause eliminando il concetto che ci siano alcuni che hanno perso e altri che hanno perso meno, qui abbiamo perso tutti. Non ci siamo messi nella posizione di andare incontro ai cittadini. C’è stata una proposta politica ripiegata all’interno, su fronde interne piuttosto che su quello che la città chiedeva. Io parlai questa estate dicendo che c’era una esigenza di cambiamento da interpretare e che la proposta di Forte non la rappresentava. 
 
Però fece questo distinguo anche per avvalorare il suo appoggio a Galante, ma anche la proposta dell’imprenditore non ha convinto.
 
Galante era un progetto politico diverso, un candidato della società civile. In quel caso credo che non sia piaciuta la persona ma l’idea era giusta e questo primo turno con la vittoria del civismo lo ha dimostrato. Si può dire che erano sbagliati entrambi i candidati. 
 
Si è parlato sia di commissariamento che di coordinamento come passaggi futuri, quale è la strada più idonea per uscire da questa fase?
Non so se l’una e l’altra ma prendiamo coscienza che c’è stata una Caporetto e che la strada migliore è il congresso. Non possiamo aspettare il 2018.
In molti premono per il congresso ma c’è anche chi dice che la sconfitta non deve ridursi all’ennesima ricerca del capro espiatorio, lei che ne pensa?
Il congresso va fatto al più presto per riconoscere le cose che non hanno funzionato, bisogna fare una seria analisi del voto e buttare giù mozioni congressuali per ripartire. C’è un Pd falcidiato passato da dieci a tre consiglieri e c’è da mettere a punto un riorganizzazione complessiva. 
 
Secondo lei c’erano avvisaglie di questo indebolimento nel percorso fatto sia dal partito che dal candidato?
 
I problemi sono tanti e sono iniziati dal giorno dopo in cui è caduto il Comune di Latina, siamo stati due mesi per decidere un segretario con spallate da una corrente all’altra e la percezione all’esterno di un partito sempre diviso, il vantaggio temporale che aveva Forte nei confronti delle altre organizzazioni politiche si è quasi annullato. 
E c’è stata anche la vicenda degli scrutatori…
Anche la vicenda degli scrutatori è stata gestita male, si è esaurita in una polemica tra candidati del consiglio dello stesso partito. Gente che si candida insieme e litiga perde di credibilità. 
 
Calandrini ha parlato di Coletta come di un sindaco ombra del Pd alludendo a un cambio di corsa repentino a urne ancora non scrutinate del tutto con Forte e subito dopo Moscardelli che già tiravano la volata al civico. Un sostegno troppo affrettato?
Le dichiarazioni sono state fatte quando il risultato era stato quasi del tutto acquisito. Calandrini invece di criticarci ci dicesse come ha governato con il centrodestra per venti anni, fa finta di fare il notaio e di essere distratto. Le nostre dichiarazioni sono state fatte per segnare una discontinuità, per dire che noi siamo contro il sistema di potere di questo centrodestra che si è mangiato la città pezzo dopo pezzo. E’ chiaro che il progetto di Coletta non era il nostro e il nostro sostegno non si è basato su alcun accordo politico. 
 
Lei ha ottenuto un risultato in crescita di voti a livello personale rispetto al 2011, come proseguirà il suo percorso? 
 
Mi continuerò a impegnare per il partito, la politica si fa anche da non eletti. Forte del consenso e della fiducia degli elettori proseguirò con altre sfide. Ci sarà una battaglia da fare sul referendum per spiegare l’importanza dei contenuti di questa riforma, organizzeremo un comitato per il sì su Latina e ovviamente andrà fatto un gran lavoro all’interno del partito, c’è tanto da cambiare e da ricostruire. 

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